Regione Piemonte – Anche qua ci vuole un Cetto Laqualunque …

Non inganni la grottesca presenza dei Cetto Laqualunque: è il modus operandi della ‘ndrangheta. Personaggi minori, facilmente condizionabili e manipolabili, per mettere radici sul territorio. Ecco il quadro che emerge dalle 996 pagine dell’operazione San Michele.

Anche qua ci vuole un Cetto Laqualunque… anche noi dobbiamo avere un Cetto moLaqualunque qua”. Non inganni l’espressione, a prima vista grottesca, usata da Giovanni Toro – l’impresario finito in carcere con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa nel corso dell’operazione “San Michele” – per tracciare l’identikit del politico addomesticato o addomesticabile agli interessi della ‘ndrangheta. Nel Torinese, il personaggio-prototipo dell’amministratore pubblico “prestatosi alla politica per difendere i propri interessi da una inaccettabile ondata di legalità”, così magistralmente interpretato da Antonio Albanese ha il volto e il nome di Mimmo Verduci (foto sotto) consigliere comunale di Grugliasco, eletto tra i Moderati. E l’intraprendenza di Nino Triolo, assessore a Bruzolo, iscritto al Pd, che si dà un gran daffare pur di dare una mano agli “amici degli amici” che l’hanno sostenuto alle elezioni, anche bussando alla porta di un compagno di partito, il vicesindaco di Bussoleno Ivano Fucile, per chiedere conto dell’estromissione da una gara dell’azienda di un suo supporter, l’onnipresente Toro.

A prima vista si tratta di politici di bassa caratura, seconde o terze file, lontane dai grandi centri di potere. Eppure il loro coinvolgimento, sia chiaro senza alcun rilievo penale (almeno per il momento, giacché sono in corso ulteriori indagini), nella penetrazione tentacolare della ‘ndrina di San Mauro Marchesato è la plastica rappresentazione del modus operandi della criminalità organizzata calabrese che nelle fasi iniziali predilige la penombra, le aree apparentemente marginali, laddove il controllo del territorio è più agevole dalla diretta relazione con i decisori. Poi da cosa nasce cosa (nostra), tassello dopo tassello, incontro su incontro, fino a costruire una ragnatela nella quale le attività “storiche” – estorsioni, usura, smercio della droga – si innestano in nuovi e lucrosi impieghi: traffico e smaltimento di rifiuti, edilizia, opere di urbanizzazione, engineering.

I politici sono la porta d’accesso, una delle fonti primarie che alimenta il bissness malavitoso. “Il controllo del territorio esercitato dalla compagine mafiosa insediata a Torino si estrinsecava anche attraverso l’inserimento e la partecipazione alla politica locale attraverso condotte finalizzate a procacciare voti per determinati candidati alle elezioni amministrative del maggio 2012, nell’ottica di una restituzione di favori attraverso l’aggiudicazione di pubblici appalti”. Questo emerge dalla lettura delle 996 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Elisabetta Chinaglia. In particolare la ‘ndrina sanmaurese si è impegnata per fornire appoggio a Verduci, che Toro presenta agli amici come “futuro assessore ai lavori pubblici”, e Triolo, al suo secondo mandato al Comune di Bruzolo in Val di Susa, dipendente Sitalfa (una controllata della Sitaf) e uno dei principali referenti in valle del signore delle tessere del Pd, Salvatore Gallo (che di Sitalfa è presidente). Entrambi originari di Motta San Giovanni, provincia di Reggio Calabria, si adoperano quasi immediatamente per sdebitarsi. Verduci –  “…guarda che diventa assessore questo… eh! grazie a noi!” – non ancora eletto perora l’acquisto di bitume della Toro con i dirigenti della società “Massano group srl”, impegnata in lavori di manutenzione stradale a Grugliasco. Grazie a Triolo “l’amico” Toro ottiene l’appalto per la sistemazione di incroci stradali a Bruzolo, vincendo la gara abbassando l’offerta iniziale: “il ribasso d’asta praticato  pari a poche centinaia di euro – si legge nell’ordinanza -, appare assai singolare. Le affermazioni di Toro, inoltre, consentono di ipotizzare che egli prima di partecipare all’incanto abbia avuto informazioni sulle altrui offerte”. Gli inquirenti formulano la “ricorrenza del reato di cui all’articolo 353 del Codice Penale”, ovvero la turbativa d’asta su cui “è necessario svolgere ulteriori accertamenti che coinvolgeranno inevitabilmente i funzionali del comune”.

Alle amministrative del 6 e 7 maggio 2012 Verduci viene eletto con 121 voti a Grugliasco nei Moderati e nominato vicepresidente della Commissione Ambiente e Pianificazione territoriale, Triolo rimane in Comune a Bruzolo a fare l’assessore. I due il successivo mese di settembre si interessano, sempre su richiesta di Toro, a un’altra gara d’appalto indetta questa volta dal Comune di Bussoleno, alla quale aveva partecipato la Toro: lavori di adeguamento opere di urbanizzazione primaria e riqualificazione degli spazi a uso pubblico della Borgata Argiassera-Richetta. Base d’asta 645.783,43. Ma Toro presenta una documentazione viziata da errori: “Ho inciuccato una cosa”, riferisce ai suoi interlocutori. La Toro nonostante avesse espresso una percentuale di ribasso che avrebbe permesso l’aggiudicazione era stata esclusa per degli errori formali. “Michia mi cadeva a me”, nel senso che spettavano a lui quei lavori. Triolo si impegna a intervenire e lo fa investendo della cosa Ivano Fucile, vicesindaco di Bussoleno, nativo di Cosenza, residente a Bruzolo nello stesso stabile di Triolo. L’appalto viene aggiudicato dalla società Iperenergie di Rivarolo Canavese. A partire dal 9 ottobre 2012 venivano registrate una serie di conversazioni inerenti il tentativo di acquisire dalla indicata formale aggiudicataria della commessa il subappalto delle opere, sempre attraverso l’intermediazione di Verduci e Triolo. Si legge nell’ordinanza: “Allo stato non è dato sapere quali condotte abbia posto in essere Triolo Antonino al fine di favorire Toro Giovanni sia con riferimento all’appalto presso il comune di Bruzolo, sia con riferimento a quello di Bussoleno”.

L’azione è ad ampio raggio e, ovviamente, il boccone più succulento è rappresentato dai lavori per la Tav e l’insediamento in Valsusa sembra propedeutico a questo. “Ce la mangiamo noi questa torta dell’alta velocità”, sentono dire i carabinieri in una conversazione intercettata nel maggio del 2011. I boss, in Calabria, ne parlano almeno in due occasioni nel dicembre dello stesso anno, durante incontri che raccolgono esponenti del clan dei sanmauresi e quelli del locale di Cirò Marina. Il cantiere per il tunnel geognostico alla Maddalena Chiomonte, sgomberato il presidio dei No Tav, è partito da sei mesi, e la ‘ndrangheta non vede l’ora di infilarsi. Italcoge è un’impresa da tempo impegnata nei lavori (l’allora titolare, Ferdinando Lazzaro, è indagato a piede libero per smaltimento illecito di rifiuti) ma fallisce nell’agosto del 2011, e Toro, che sperava nel suo appoggio, si preoccupa: “Bisogna che Chiomonte la prendiamo noi”.

Ma non c’è soltanto la Tav. C’è l’appalto per una galleria dell’autostrada del Frejus e quello per lo sgombero neve della pista dell’aeroporto di Caselle; ci sono le pressioni su un’agenzia di spettacoli per ottenere biglietti da far vendere ai bagarini e aiutare con il ricavato i detenuti. Ci sono i maneggi, le intimidazioni, le millanterie: i malavitosi esitano a infastidire un certo personaggio perché lo ritengono in contatto con il numero due del Csm, Michele Vietti, spuntano contatti (veri o presunti tali) con l’ ex consigliere regionale Udc Alberto Goffi. Il tutto accompagnato dal tradizionale sottofondo mafioso. Uno degli indagati, nel lamentarsi di una causa giudiziaria che non va come previsto, la mette giù così: “Le cose ce le risolviamo noi, da soli. Il sistema antico dei nostri paesani funziona sempre”.

L’inchiesta, affidata ai pm Roberto Sparagna e Antonio Smeriglio, mette in luce un’intesa criminale tra la ‘ndrina distaccata di San Mauro Marchesato e il “locale” di Volpiano, una delle strutture territoriali scoperte dalla maxi inchiesta Minotauro. Tra le ingenti commesse ottenute dalla cosca ‘ndranghetista sgominata dai carabinieri del Ros ci sono anche il subappalto per i lavori di ristrutturazione della galleria Prapontin, sull’autostrada A32 Torino-Bardonecchia, le opere di pulizia e sgombero neve della stessa arteria autostradale e dell’aeroporto di Caselle Torinese. Secondo quanto si apprende, il sodalizio mafioso era attivo in diversi settori imprenditoriali, tra cui la gestione di attività commerciali e della distribuzione alimentare, di lavori pubblici e privati, di gestione di servizi per Amministrazioni pubbliche e società private, tra i quali appunto la manutenzione stradale e lo smaltimento dei rifiuti.

Al centro dell’indagine c’è Angelo Greco, considerato il capo cosca, residente a Venaria, emigrato da poco dalla Calabria. Con lo stesso provvedimento è stato disposto il sequestro preventivo di società e beni per un valore complessivo di 15 milioni di euro. Sotto sequestro anche una cava a Chiusa San Michele, dove dovevano essere conferiti i rifiuti senza essere trattati preventivamente. Tra i beni sequestrati anche uno yacht ormeggiato nel porto di Savona e di proprietà di Donato Vincenzo, 48 anni, imprenditore edile residente a Caluso finito in carcere. A lui sono stati sequestrati anche 145 immobili e conti correnti. Tra gli arrestati c’è un investigatore privato che forniva i suoi servizi di informazione alla cosca e un intermediario immobiliare. Indagati, invece, un sottufficiale in servizio presso la caserma dei carabinieri di Beinasco e un vigile urbano in servizio presso la Procura di Torino. Entrambi avrebbero avuto accesso abusivo al sistema informatico delle forze di polizia.

“Spero che l’importante operazione di contrasto alla criminalità organizzata possa servire a tranquillizzare a 360 gradi la cittadinanza sul fatto che l’attenzione della magistratura e delle forze dell’ordine su questo tema è rivolta a tutto campo”. Il colonnello Roberto Massi, comandante provinciale dei carabinieri di Torino, ha commentato così l’operazione durante la conferenza stampa, ieri mattina, presso il Comando Provinciale dei Carabinieri. “Chiaramente – ha aggiunto – non ci si ferma ai risultati raggiunti, ma si opera nella convinzione che questa azione debba essere continuata”. E si annunciano importanti sviluppi, a partire dalla zona di Leini, nelle prossime settimane. Non è finita. Anzi, è appena cominciata. [Fonte: Lospiffero.com]

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